DALLA “A” DI ACCOGLIENZA ALLA “Z” DI ZEFIRO
In questo articolo, proveremo a raccontare la nostra comunità partendo dalla quotidianità dove è importante non solo cosa facciamo, ma anche e soprattutto come! Parlare di comunità significa scoprire le storie dei minori e degli adulti che la compongono, lavorare sui termini che maggiormente sentiamo durante i colloqui con i ragazzi, gli incontri con i genitori, la formazione degli educatori. Termini che risuonano, forse, per la prima volta nella mente dei più giovani e altri che ritornano nella mente dei più grandi. Partiamo!
A… come Ascoltare/Accogliere: Quando si parla di comunicazione, si pensa sempre che la cosa più importante sia sapersi esprimere. Ma non è così. L’arte più fine e preziosa è saper ascoltare. Naturalmente “ascoltare” non significa usare solo l’udito, ma capire ciò che gli altri dicono e quali sono le loro intenzioni. Ascoltare attivamente, al lavoro e non solo, consente di metterci nei panni dell’altro; riconoscere e accettare il suo punto di vista, le sue emozioni, in totale assenza di giudizio. Nei primi giorni di collocamento, si rivela quanto mai produttivo mettere in atto un atteggiamento di ascolto profondo nei confronti dei ragazzi. Esso è innanzitutto il segno di un’apertura, della nostra disponibilità ad accogliere l’altro nel tentativo di conoscerlo e di soddisfarne i bisogni.
B… come Bisogni: se hai necessità di ripararti dalla pioggia, quello di cui hai bisogno è l’ombrello, se devi smontare un mobile lo strumento di cui hai bisogno è il cacciavite. A seconda del bisogno cui occorre rispondere, devi cercare di dotarti dello strumento più funzionale. Per ogni obiettivo un diverso attrezzo. Per ogni ragazzo accolto in comunità, l’équipe, insieme ai servizi sociali redige un progetto educativo individuale, lo strumento per eccellenza che occorre per individuare i bisogni dell’ospite. Ogni ragazzo ha una storia, una rete familiare, capacità e carattere differente. I bisogni con cui ci si deve confrontare e affrontare sono molteplici, sempre diversi e nuovi. È attraverso il PEI che si definiscono gli obiettivi (a breve, medio e lungo termine) specifici per ogni singolo ragazzo, e quindi anche gli strumenti per raggiungerli; progetti che vengono verificati periodicamente e spesso messi in discussione. È il documento che l’équipe stila per decidere se c’è bisogno di un cacciavite, un imbuto o un ombrello.
C… come Caffè: 5 tazzine, una bottiglia d’acqua, bicchieri, qualche biscottino e una caffettiera enorme fumante. Tutti i giovedì mattina, per 52 volte l’anno l’équipe si ritrova intorno a un tavolo così: gli educatori, la coordinatrice e la psicologa a confrontarsi, scontrarsi, mediare e trovare decisioni comuni che possano rispondere ai bisogni dei ragazzi. Occorre decidere chi li accompagnerà alle varie attività, chi si occuperà di fare gli ordini degli alimentari, chi dovrà scrivere le mail di aggiornamento, chi gestirà le pulizie e la riorganizzazione della dispensa… ma soprattutto si dà spazio al “pensiero” sugli avvenimenti della settimana e al confronto sugli interventi da fare. Insomma senza caffè è dura arrivare all’ora di pranzo!!
D… come Dialogo: Qui si ascolta e si parla tanto. Il dialogo è il pane quotidiano di Zefiro. Ogni giorno è uno scambio di idee, commenti, esperienze, interventi, domande, chiarimenti, sentimenti. Si dialoga con gli altri e con se stessi. Ci sono dialoghi immaginati, verbali e non verbali e tra chiacchiere e confronti si costruisce e si narra assieme una storia sempre diversa. Le riunioni, le discussioni e le collaborazioni stimolano la creatività e rafforzano le capacità relazionali ed emotive di ciascuno. Le parole diventano un filo invisibile che unisce distanze e individualità. Perché la comunità è una macchina complessa, un posto dove storie difficili si incontrano e devono vivere insieme, condividere spazi, accettare compromessi e regole.
E… come Équipe: Un’équipe educativa deve funzionare sapendo che ognuno è necessario, nessuno indispensabile. 5 persone in tutto, come nel calcetto. Ognuno ha un suo ruolo, ma la tattica di gioco è condivisa e il pallone che passa da un piede all’altro è uno solo.
F… come Famiglia: A Zefiro si cerca di “fare famiglia” senza simulare la famiglia. Lo sforzo è costruire insieme un luogo che sia come una casa, facilitando il vivere in una situazione di naturalezza, in grado di costruire relazione autentiche. Perché l’inserimento in una struttura è prima di tutto un’esperienza relazionale. “Stare” e “fare insieme” nel rispetto dei ruoli, delle esigenze e dei bisogni di ciascuno: preparare i pasti, avviare una lavatrice, riordinare gli ambienti, prendersi cura di sé e degli spazi, dedicarsi ai compiti o al gioco, insomma partecipare alla vita quotidiana attivamente, innescano meccanismi di fiducia e sviluppo delle potenzialità. Trascorrere la quotidianità significa costruire insieme uno scenario comune di riferimento, fatto non solo di regole, ma di abitudini e di legami basati sul rispetto e la condivisione.
G… come Giornata: Suonata la sveglia, ogni ragazzo ha impegni e orari differenti. C’è chi va a scuola e deve prendere un pullman o treno e si alza molto pesto, chi va a lavorare, chi si trova in un momento di pausa o passaggio e non ha ancora impegni quotidiani specifici (ancora!). La giornata comincia per tutti con la colazione, ci si saluta e ci si dà appuntamento per pranzo. L’educatore della notte si congeda e si dà il cambio con il collega dopo un approfondito passaggio di consegne. La mattina è il momento delle pulizie, del riordino, della spesa, della riunione d’équipe, degli appuntamenti con gli altri attori sociali. Dalle 13 in poi comincia a suonare il citofono, la tavola è già pronta con varie pietanze. Il pomeriggio si prosegue con i compiti e con le attività scelte (palestra, calcio, scuola guida). Alle 20.00 si cena tutti insieme, sul lungo tavolo, poi si sparecchia insieme. E poi musica, telefonate con amici, parenti, fidanzate, film e piano piano le luci si spengono! Salvo occasioni speciali, alle 23.00 tutti nelle loro stanze, buona notte!
I… come Immaginazione: l’adolescenza è il tempo in cui l’immaginazione spesso regna sovrana: “cosa fare da grandi”, “cosa potrebbe succedere se”, “come sarebbe la vita se fosse diversa”… l’immaginazione diventa una possibile chiave di lettura del mondo, un filtro che può determinare le nostre scelte. Zefiro è luogo di incontro e confronto di storie reali ed ipotetiche, presenti e passate che si arricchiscono dall’incontro di storie altrui. Il compito degli educatori è quello di stimolare l’immaginazione, di ampliare gli orizzonti e le prospettive, perché i ragazzi possano immaginare il loro futuro, anche quello più immediato, quando tutte le porte sembrano chiuse. Non perché l’immaginazione possa essere una forma di evasione da una realtà sgradita o dolorosa, ma perché possa dare la concreta possibilità di crearne una migliore e diventa anche uno strumento fondamentale per gli educatori nel tentativo di trovare soluzioni pratiche a situazioni complesse, nella ricerca di alternative a miracoli e superpoteri: dono dell’ubiquità e teletrasporto, sensi ipersviluppati, onnilinguismo, onniscienza, invulnerabilità,… immaginare è anche l’arte di non lasciarsi mai scoraggiare e sapersi arrangiare!
J… come Jazz : il jazz è la metafora del coraggio che bisogna avere nella vita: improvvisare significa partire per una nuova avventura. Ogni persona ha la possibilità di esprimere se stessa. Tu apri la porta, entri, ti unisci agli altri, poi riapri la porta e va via, ma la festa c’era prima di te e continua dopo di te. Pomeriggio, sera, week-end. La comunità è immersa dalla musica, da una stanza all’altra si rincorrono brani reggaeton, note vagamente neo melodiche napoletane e rap. La comunità è un complesso musicale… che dà valore a molti gusti e ha tante partiture. Rimane la speranza di ascoltare un giorno anche del buon jazz!
L… come Lavoro: Lavorare in comunità ti porta, nella quotidianità a svolgere tanti mestieri, dall’impiegato all’autista, dal professore di matematica al cuoco, dal manutentore all’addetto delle pulizie, dallo sportivo all’artista, e non può mancare il contadino visto l’impegno nel nostro orto. L’intento pedagogico viene mediato dagli spazi, dai tempi, dalle comunicazioni, tutti i momenti della giornata e tutte le azioni svolte hanno rilevanza educativa. Senza però dimenticare quale sia il tuo lavoro e ruolo e le finalità educative.
M… come Mediazione: Un terzo membro chiamato a ricercare un accordo amichevole tra le due parti in causa, due adolescenti che litigano per una occhiata di troppo, per un volume di radio eccessivo, per una risposta ineducata ai danni di un altro ragazzo e un educatore pronto a mediare.. Una mediazione che si ripropone quando ci sono decisioni difficili da comunicare o situazioni personali da riequilibrare.
N… come Navigazione: “Una nave nel porto è sicura, ma non è per questo che le navi sono state costruite”. La comunità è un porto sicuro dove i ragazzi ricevono cura e protezione, dove le paratie vengono rinforzate per affrontare le onde del mare aperto. Il momento della partenza, del lasciare gli ormeggi non è mai facile. L’avere sperimentato, dopo una vita burrascosa, che esistono porti sicuri, non rende facile tornare in balia delle onde. Ma si riparte con l’augurio di avere scafi più forti, capacità di navigazione maggiore e la competenza di riconoscere le stelle per orientarsi e non farsi incantare da altre navi che passano all’orizzonte. Un viaggio è verso la memoria e un altro è verso il futuro, verso il nuovo che entusiasma ma anche un po' spaventa per la sua incertezza. Zefiro non è solo un luogo dove sentirsi protetto, ma funge anche da trampolino di lancio, verso l’esterno, verso un futuro di indipendenza e maggiore serenità.
O… come Orologio: Le lancette segnano il trascorrere della giornata e dei turni, a volte non riesci a guardarlo per tutto il giorno tanto sei immerso nelle conversazioni con i ragazzi e nelle faccende quotidiane. I ragazzi all’inizio invece lo guardano costantemente sottolineando come il tempo vada lentamente per poi ritrovarsi a dirti “è già finito il mio progetto?”.
P… come Porta: Probabilmente se si chiedesse a un passante come si immagina una comunità per minori, una delle cose che sicuramente direbbe è che è un posto con la porta chiusa, per non permettere agli ospiti di uscire. La porta di Zefiro è chiusa si, ma solo dall’esterno, come la porta di una casa normale che serve a proteggere dall’esterno e non a richiudere chi vive all’interno. Zefiro non è un carcere con condannati che devono scontare una pena, si può dire (magari venendo tacciati di retorica) che i ragazzi la pena l’hanno già scontata. Zefiro è un luogo dove rielaborare la pena e cercare di ripartire.
Q… come Quaderno: diario (ora una piattaforma), strumento indispensabile assieme al planning (agenda). Sull’ agenda si segnano gli appuntamenti della settimana, le telefonate, gli orari dei ragazzi, eventuali riunioni o formazioni o qualsiasi evento particolare che riguardi il gruppo. Il diario invece è lo strumento principale del lavoro in comunità: qui si scrivono le vicende della giornata, gli interventi portati avanti, i dubbi da condividere con i colleghi. È la prima cosa che si prende in mano quando si entra in turno e l’ultima che si lascia quando si stacca. Per leggere e scrivere. Di tutto ciò che succede nella comunità deve rimanere traccia. Non ha un lucchetto ma una password e può definirsi un vero e proprio diario intimo segreto del nostro gruppo-appartamento.
R… come Rete.: È fondamentale riconoscersi, come educatore, parte di una realtà, di una rete, che influisce ed educa il minore, perché “nessuno educa nessuno, nessuno si educa da solo, gli uomini si educano insieme con la mediazione del mondo”(P. Freire). E’ col mondo che quotidianamente si interagisce e si lavora per accompagnare i ragazzi, per integrare risorse, saperi, prospettive, in funzione di obiettivi comuni. Attraverso la scuola o il posto di lavoro, nell’interazione con la famiglia (quando possibile) e con la rete dei servizi sociali, nel tentativo di tessere una rete che accolga ed ordini nelle proprie maglie il caos brulicante e disordinato.
S… Come Semina stOrto: Un progetto avviato durante il lockdown: un orto e un frutteto!!!Nato dall’idea di rendere gli spazi esterni incolti e “storti” della nostra struttura dei luoghi belli di cui prendersi cura e da riempire con idee, impegno e dedizione, da coltivare e far fiorire. Semina stOrto vuole proporre un modello di responsabilizzazione e maturazione emotiva e lavorativa che dia la possibilità alle persone che accogliamo di raccogliere i frutti di un lavoro che parte nella comunità con gli educatori e prosegue all’esterno nella natura.
T… come Tre: Come le tre “C” di un educatore: coerenza, coraggio e capacità. La coerenza è probabilmente la prima qualità che ogni educatore dovrebbe possedere. Senza di essa diventiamo, a ragione, poco credibili. Essa precede qualsiasi altra qualità necessaria nel lavoro educativo. Spesso si sottolinea come sia importante che l’educatore sia autorevole, che abbia presa sui ragazzi, che sia attraente e sappia suscitare il desiderio di accogliere le indicazioni che da lui provengono. Ma come sarebbe possibile ciò se l’autorevolezza dell’educatore non fosse preceduta proprio dalla sua coerenza? Il coraggio è la forza che ci permette di affrontare rischi e controllare situazioni spesso molto delicate, ma anche il coraggio di avere delle proprie idee. Infine la capacità intesa come competenza in una materia o più di una, l’abilità di saper fare qualcosa, ma soprattutto quella di comprenderla e trasmetterla.
U… come Unicità: A Zefiro vi è diritto all’unicità. Ogni ragazzo ospite è unico e irripetibile e dovere di noi educatori è quello di rispettare e valorizzare la loro unicità, offrendogli la possibilità di scoprire le proprie potenzialità, capacità, idee e i modi di conoscere e apprendere le capacità dagli altri, valorizzare le differenze e trovare le modalità per favorire una loro stimolante convivenza.
V… come Vasi: I giovani non sono vasi da riempire ma fiaccole da accendere, diceva Plutarco 2.000 anni fa… Educare è l'arte di accompagnare, ponendo le giuste domande, ritenendo che sia la persona "educata" che trova in sé le risposte corrette, poiché ognuno di noi è l'artefice della propria realizzazione. L'educazione è quindi vista come una successione di liberazioni. Nello stesso modo, il metodo Montessori considera l'educazione come un aiuto per la vita. Educare, non è ammaestrare, ma accompagnare sul cammino personale del proprio sviluppo. Questo è il motivo per cui Maria Montessori non ha voluto utilizzare il termine "istitutore", che deriva dal latino in stutere, vale a dire, "mettere dentro", come se dovessimo riempire un bambino di conoscenze, ma ha preferito il termine "educatore", che deriva dal latino educare che significa "elevare, portare alla luce, far scaturire".
Z….come Zefiro: Un vento mite, primaverile, che soffia da occidente, che preannuncia la bella stagione, che porta serenità e bel tempo. È un vento che prelude al cambiamento e alla possibilità di rinascita e rigenerazione.
A cura dell’ équipe educativa del Gruppo Appartamento Zefiro della Cooperativa Zorba.
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